Rapporto con i genitori in età adulta: risponde la Dott.ssa Lucia Attolico

A seguito del mio articolo “Figli per sempre” https://unamammaperamica.net/figli-per-sempre/, sono nate alcune domande che ho provveduto a rivolgere alla Dott.ssa Lucia Attolico, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in problematiche familiari.
Premetto che, rispondo alle domande, riferendomi a persone sufficientemente equilibrate che, talvolta, affrontano situazioni apparentemente difficili.
Fino a che punto è possibile colpevolizzare i propri genitori per ciò che si è e per ciò che si è diventati. In età adulta si continua a farlo, quando si deve dare un taglio?
Quando si è adulti, intorno ai vent’anni. È un modo per recuperare il tempo perso. Incolpare i genitori di ciò che siamo non ci aiuta a crescere e a liberarci di ciò che non amiamo di noi stessi. Meglio prenderci qualche responsabilità: facciamoci carico di quelli che riteniamo essere i nostri difetti; superiamo l’idea di averli ereditati geneticamente; rinunciamo all’illusione di aver ricevuto un’impronta immodificabile nel nostro cervello. È vero, le figure che si sono occupate della nostra crescita ci influenzano, è la natura a volerci condizionabili e questo per la continuità della specie. Ma il nostro cervello evolve continuamente ed è per questa ragione che possiamo allontanarci dai modelli appresi in famiglia.
Nemo propheta in patria. In famiglia si perde professionalità ed autorevolezza. Come andare oltre l’idea che i nostri genitori si sono fatti di noi?
La situazione classica è quella del figlio che acquisisce professionalità, ma genitori, amici o vicini di casa, non gliela riconoscono. I genitori conoscono di noi la parte più intima e privata. Hanno conosciuto i nostri pregi e anche i nostri difetti; hanno visto le nostre insicurezze; hanno vissuto le nostre paure; sanno tutto di noi. Ora siamo noi a dover mostrare e dimostrare loro il nostro valore, personale e professionale, attraverso la nostra convinzione e determinazione. E tutto non sarà altro che una questione di tempo.
Il desiderio di rendere orgogliosi i propri genitori, la sensazione di essere sempre in debito con loro anche da adulti. Come se ne esce?
È difficile rendere orgogliosi i propri genitori perché, in realtà, il problema lo poniamo noi figli. Siamo noi a volere che loro siano contenti di noi ed è allora che sentiamo di avere un debito infinito nei loro confronti. Usciamone pure ringraziandoli per ciò che ci hanno dato e sentendoci in diritto di fare ciò che riteniamo giusto per noi stessi. È il come sei a far felice un genitore e non il cosa fai.
Sii sicuro di te stesso, sii contento delle tue scelte. Loro saranno felici per te, ma questo è indipendente dal fatto che tu potrai liberarti di quella sensazione d’essere in debito con loro.
Tempo fa ho letto che si diventa realmente adulti solo con la perdita dei propri genitori. È mai possibile che essere figli sia limitante per la crescita?
Quando muore un genitore con il quale avevi un rapporto significativo, la crescita sarà accelerata se sei vicino alla maggiore età. Credo sia un fatto naturale. Essere figli è una condizione rassicurante e costruttiva quando i rapporti in famiglia sono sereni, quando veicolano affetto e incoraggiamento.
Se poi, in questa condizione, sei così fortunato da avere entrambi i genitori, la crescita procederà secondo natura. La natura non limita, è perfetta. Tutto qui.
Ogni figlio, da subito, si costruisce un’immagine agli occhi del proprio genitore, che talvolta condiziona anche il carattere e il modo in cui il figlio impara a relazionarsi con il mondo esterno..ad esempio io nella mia famiglia ero la “rompiscatole” in piemontese la “cicapui”..cioè quella che stuzzica sempre e dà fastidio… anche perchè la differenza con mio fratello è abissale (lui il classico bambino che dove lo metti sta, io tutto l’oppposto..una peperina). Ecco questa cosa io me la sono portata avanti per un sacco di tempo e ancora adesso probabilmente mi sento un po’ così ai loro occhi..insomma la domanda è: come fare a riscattarsi da questa situazione e “convincere” i propri genitori che magari è solo un loro modo di vederci e che quella caratteristica non rappresenta più il nostro modo di essere?
Prima di tutto, siamo noi stessi a doverci affrancare da quell’immagine. Non è semplice, perché siamo tenuti a dimostrare a noi stessi di non essere più quel tipo di persona, di essere cresciuti, di essere altro, di essere ciò che vogliamo essere. Saranno le nostre azioni a mostrare a loro e, soprattutto, a noi stessi, chi siamo veramente.
Le abitudini. Come romperle? Come creare le proprie senza sentirsi in colpa per aver rotto quelle familiari.
Il senso di colpa è un sentimento naturale quando si vorrebbe aderire a quei dettami familiari che, con la crescita, ci appaiono lontani e obsoleti. Il punto non è tanto rompere le abitudini vecchie per sostituirle con altre nuove, ma gestire il senso di colpa. Potersi dire che abbiamo il diritto di andare avanti a modo nostro è una soluzione. La crescita consiste nel distanziarci da ciò che era il passato per vivere il presente e proiettarci nel futuro. Il senso di colpa, invece, ci lega al passato.
Quindi, possiamo decidere di cambiare ciò che vogliamo nella consapevolezza che la responsabilità è nostra esattamente come lo sono i nostri sensi di colpa con i quali, finalmente, riusciremo a dialogare.

Ida Vanacore, fondatrice ed ideatrice creativa di unamammaperamica.
Lucia Attolico, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in problematiche familiari nel rapporto tra genitori e figli, autrice di libri e programma formativi.