Marta chiama Terra, rispondete!

Marta chiama Terra, rispondete!

di Marta Massafra

Avete presente la sensazione che si prova quando, in spiaggia, ci si sdraia sul telo e d’istinto si è portati a sprofondare le dita nella sabbia? Oppure quando si sta impastando la pizza vien voglia di soffermarsi qualche minuto in più a manipolare acqua e farina creando inconsciamente delle forme fra le mani? Certo, ci sono varie risposte a questi comportamenti, alcuni di natura biologica (il contatto della pelle col calore e la morbidezza rilascia sensazioni che vengono percepite dapprima a livello più superficiale ma che scatenano una serie di risposte cerebrali che apportano piacere), altre di natura psicologica (il richiamo a ricordi del passato, dell’infanzia o di avvenimenti piacevoli e forti che ci sono rimasti impressi ma che riemergono solo grazie ad uno stimolo tattile olfattivo o di altra natura). Oltre a questo però non va sottovalutato il “potere” che la terra ha in sé. Essa è un elemento che ci tiene costantemente legati alle nostre origini e non parlo solo delle origini di ogni singolo individuo, ma di tutti gli individui, dell’umanità. Nell’elemento terra convivono infatti aria, fuoco ed etere. Ognuno di questi ha la propria funzione e le proprie caratteristiche. Talvolta ci sentiamo più sintonizzati con uno o con l’altro e questo influenza in parte in nostri stati d’animo, i nostri comportamenti e le nostre scelte. Incredibile come le nostre radici e, perdonate se ripeto, per “nostre” intendo quelle di tutti, siano così salde e profonde ma talvolta così dimenticate. Calpestiamo la terra ogni giorno eppure non pensiamo alla grandiosità del contatto tra essa ed i nostri piedi (ricoperti da calzature di ogni sorta, all’esterno come all’interno). Respiriamo l’aria tutti i giorni, eppure poche volte, forse per lo più quando abbiamo qualche banale impedimento come un raffreddore, ci soffermiamo a percepire la trasformazione dell’aria quando entra ed esce dalle nostre narici (so che qualcuno ora ci starà facendo caso, sì, la temperatura cambia). L’etere…beh, tralasciamo…già tanto che solleviamo il naso se passa un aereo…  Ora, certamente presi dalle faccende di tutti i giorni ognuno di noi contribuisce a rispondere alle personali responsabilità, ed è giusto nonché doveroso. Tuttavia vi assicuro che ritagliarsi dei momenti per risintonizzarsi con se stessi non significa né essere egoisti né essere perditempo. Risintonizzarsi col proprio centro e con le proprie radici significa ristabilire l’equilibrio di cui ciascuno di noi è innanzitutto in diritto di possedere ma in secondo luogo in dovere di offrire. Non saremo mai tutti “allineati” (grazie al cielo, sapete che noia!), ma se riuscissimo a bilanciarci a vicenda sono certa il mondo, la Terra, ne gioverebbe.

Detto questo vi racconto, se vi va di proseguire, un’esperienza con la creta fatta coi miei bimbi (ovviamente). A metà giugno ci siamo ritrovati tutti stanchissimi così un pomeriggio è riemersa dall’armadio (e lo dico perché davvero è riemersa!) la creta! Non ne era rimasta molta, gran parte è rimasta al nido dove ho lavorato negli ultimi anni, ma quel panetto era più che sufficiente per ritrovarci. La creta credo sia un materiale magico. Innanzitutto perché economicissimo: signori, se acquistate un panetto di creta esso vi durerà in eterno…a meno che non lo vogliate cuocere naturalmente e allora sarà un oggetto di valore e dunque più fragile. Ha poi caratteristiche contrastanti, in parte è dura, non la si può strizzare, ma una volta coccolata, manipolata e inumidita diventa morbidissima, ma una morbidezza non fluttuante o vaporosa, una morbidezza…giusta. Infine è facilissimo conservarla, un panno umido intorno, la pellicola trasparente e via. E se dovesse seccarsi perché mal conservata…si recupera con la creta stessa! Comunque…prendiamo la creta che, naturalmente era un po’duretta. Tommaso, il mio secondo bimbo di 4 anni, si scoccia abbastanza in fretta. E’un bambino simpaticissimo…tanto quanto pigro. Immaginavo già il suo sconforto nel non riuscire subito a realizzare ciò che aveva in mente. Così ho proposto di ammorbidirla con un po’di violenza! Ragazzi, che liberazione. Hanno preso il loro pezzetto di creta ed hanno iniziato a sbatterlo con forza sul pavimento…consiglio una cerata e magari avvisare i vicini che non sono le teste dei bambini a fare quel rumore…persino Sara che non ha neppure un anno si è divertita come una matta nel farlo! Dopo abbiamo iniziato ad aggiungere dell’acqua bagnandoci le dita ed ognuno è partito con le sue creazioni. I bambini, specialmente dell’età della scuola dell’infanzia, tendono a riprodurre animali, case, caverne…proprio perché, indovinate un po’, sono immagini arcaiche che permangono nel nostro DNA e che i bambini riportano in luce molto più spontaneamente di noi adulti cosi ormai conformati e strutturati da voler vedere per forza qualcosa di “ben fatto”. Tommaso mi dice che vuole fare Olaf, il pupazzo di neve del cartone animato Frozen, avete presente? Inizia così a creare delle palline che sovrappone le une alle altre, in silenzio e concentratissimo. Ad un certo punto mi dice: “Mamma, quando vai in cielo (scusate la parentesi, l’ennesima…Tommaso è in quella splendida fase di sviluppo in cui i bambini vedono costantemente e ovunque la morte. Nello specifico di casa nostra la mia di morte…vabè) questa statua mi ricorda te”. Cercando di sorvolare su dettagli quali: causa di morte, testamento ancora da scrivere ecc, guardo la statua e vedo un piccolo graziosissimo buddha! In casa nostra non sono presenti oggetti simili anche perché siamo di religione cattolica e non abbiamo aimè ancora fatto viaggi particolari fuori dall’Italia per cui possa essere rimasto impresso da statue e monumenti meravigliosi in giro per il mondo, eppure questo è quanto accaduto.

Ricordiamoci dunque delle nostre radici, proviamo ogni tanto a guardarci i piedi!

Marta Massafra

Educatrice e mamma

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