L’IMPORTANZA DI ASCOLTARSI

L’IMPORTANZA DI ASCOLTARSI

di Marta Massafra

Lo scorso week end ho partecipato al mio primo laboratorio di danzamovimentoterapia. Un’esperienza stupenda! Partiamo dal presupposto che io non danzo e non ho mai danzato in vita mia. A 6 anni mi feci portare da mia mamma ad un corso di danza, ma dopo 2 lezioni in cui non venni minimamente considerata dall’insegnante, perché goffa e sgraziata, me ne rimasi (felicemente) a casa. Quest’anno abbiamo avuto la possibilità di aggiungere ai laboratori obbligatori annuali nelle nostre discipline altri due laboratori delle discipline che volevamo…sono rimasta estasiata! Il laboratorio che ho seguito fa riferimento al metodo expression primitive, un metodo di difficile definizione, ma che presuppone alcune caratteristiche fondamentali come la presenza di un gruppo, l’importanza del ritmo, il rapporto con la terra. Dopo alcuni esercizi di riscaldamento abbiamo iniziato a porre la nostra attenzione su noi stessi, semplicemente ascoltandoci, risvegliandoci.

Ed è stata questa la cosa che mi ha colpita maggiormente. A volte ho la sensazione di fare le cose un po’ a caso. Presa dalla routine, laddove mi è concesso di prendermi uno spazio, io faccio, io vado… ma ci sono alcune cose che poi restano, si interrompono per qualche tempo, ma poi ritornano. Lo yoga ad esempio. Cerco di farlo a casa almeno un paio di volte alla settimana, anche nei momenti di stop dettati da forze di causa maggiore (in allattamento ad esempio non sono più andata per essere sempre pronta a rispondere al comando!), ma poi sento davvero l’esigenza di tornare, perché quel luogo, quell’insegnante, quel gruppo di persone, in qualche modo mi fa arrivare maggiormente all’orecchio quelli che sono i miei bisogni.

Durante questo laboratorio abbiamo lavorato moltissimo sull’ascolto del nostro corpo. In primis singolarmente, abbiamo ascoltato le diverse parti del nostro corpo muovendole a ritmo, divertendoci, dimenticandoci di essere in mezzo ad altre persone, semplicemente esplorando noi stessi in contatto con lo spazio circostante. Poi siamo passati al contatto con l’altro, facendo un paio di esercizi a specchio, lavorando sull’imitazione, la vicinanza e la lontananza. Infine, abbiamo lavorato sull’ascolto del nostro corpo e delle nostre sensazioni insieme all’altro, improvvisando una danza, senza musica, mettendo in contatto diverse parti del corpo e ascoltando le risposte che tale contatto ci mandava.

Tornata a casa mi sentivo distrutta. Immaginate ora, date le premesse fatte, quali movimenti io possa aver mai compiuto. Eppure provavo un senso di stanchezza incredibile.

Ascoltarmi mi ha stancata moltissimo. E questo mi ha fatto molto riflettere. Non sono più abituata. E in effetti, da ottobre non mi sono più sdraiata sulla mia copertina di yoga.

Così lunedì mattina, dopo aver portato i grandi a scuola e messo a nanna la pupetta, mi sono imposta di ritagliarmi un momento, mezz’ora. Mi sono sdraiata, mi sono ascoltata e rilassata. Gli ultimi minuti li ho dedicati alla meditazione (che tanto “spaventa” ma che in realtà ti chiede soltanto di metterti in ascolto). Così ho fatto e mi hanno coccolata e riaccompagnata alla realtà le gocce di pioggia che battevano sul lucernaio. Di lì a poco tutto è ripartito come sempre, giochi, canzoncine, pranzo e pranzetti, cambi pannolini…ma il pomeriggio è stato dettato da grande entusiasmo, risate, voglia di compagnia e voglia di creare!

Morale? Ascoltiamoci più spesso!

Immagine di copertina tratta dal libro “Crescere danzando. La pedagogia della mediazione corporea nel corso della vita, tra narrazione, immaginazione e danzamovimentoterapia.” di Alba G.A. Naccari

Marta Massafra

Educatrice e mamma

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