DAD Didactics Affective Disorder

DAD Didactics Affective Disorder

Dopo mesi di SAD (Seasonal Affective Disorder), per chi non lo sapesse è il disturbo affettivo stagionale, ovvero il disturbo dell’umore che ai più capita durante l’inverno, ecco affacciarsi la primavera. E con lei un nuovo contenimento e la didattica a distanza!

Accantonato l’ottimismo dello scorso anno con annessi “andrà tutto bene” e “tutto sommato bene”, questa volta si mira alla sopravvivenza.

Io, Marta e Irene ci troviamo alle prese con la DAD. Da qui la voglia di condividere le nostre esperienze con un articolo a sei mani.

Che dire? Rifiutata l’idea fino all’ultimo, eccoci qui, davanti a tablet e pc. Gli aspetti positivi sono che io ho la possibilità di seguire Beatrice a casa e che le maestre sono ben organizzate ed hanno strutturato le lezioni con un orario idoneo. Beatrice poi è particolarmente autonoma, mette cuffie con microfono e chiede di stare da sola. Io, ovviamente, sono sempre a portata di orecchio per ogni necessità. E di necessità ce ne sono di continuo: perdita del collegamento, difficoltà a scaricare allegati o a trovare la pagina, scansionare ed inviare compiti etc. E poi le chat. Decine e decine di messaggi. Tutti necessari e assolutamente sensati, ma che dopo un po’ ti fanno perdere il lume della ragione. Io ogni sera mi metto di santa pazienza a leggerli tutti, con diario alla mano, cercando di non perdermi avvisi e compiti.

Ovviamente la bimba è annoiata da tale modalità e anche le attività pomeridiane ne risentono, in particolare i compiti. Dunque che fare? Ieri abbiamo stravolto la cameretta e creato una zona studio molto gradevole, colorata ed organizzata. Io cerco poi di farle fare attività che le diano un po’ di carica: un giro in bicicletta, baby dance, passeggiate nel bosco e a breve inizieremo a goderci le attività da giardino. Aspettando non tanto un ritorno alla normalità, ma ad una indispensabile socializzazione.

Come Ida mi ritrovo spiazzata da questa esperienza anche da me scongiurata fino all’ultimo. L’anno scorso avevamo già attraversato questa fase con Mattia che faceva prima elementare ma, essendo chiaramente una novità per tutti, un’emergenza mai prevista e immaginata, le insegnanti si erano dovute organizzare dal nulla inventando sistemi, piattaforme, modalità inesistenti fino a quel momento. Da un lato questo aveva creato un po’ di disorientamento nei bambini e nelle famiglie che si sono ritrovate a doversi improvvisare maestre e maestri, dall’altro devo dire aveva concesso una maggiore leggerezza e superficialità nella presa in carico dell’impegno scolastico. Oggi mi ritrovo con ben due bimbi a casa in dad (Tommaso ha iniziato la prima elementare) e con grande ammirazione per l’organizzazione e il lavoro a dir poco preciso e costante, una dad “ben fatta”. Tutti i giorni entrambi si collegano dalle 9 alle 12. Chiaramente ho fatto richiesta al comune per avere in prestito un pc e devo dire ho la fortuna di avere un appartamento che consente ad entrambi di avere uno spazio in cui poter seguire le lezioni senza sovrapposizione di voci, richieste ecc. Entrambi sembrano cavarsela bene con lo strumento informatico anche se devono ancora imparare a maneggiare bene il mouse e alcuni comandi non avendoli mai utilizzati fino ad ora. Ma si sa, i bambini sono delle spugne. I primi tre giorni sono stati più faticosi per tutti. Da una parte loro si sentivano frustrati per non riuscire a prendere la parola, per non avere il tempo che diversamente sono certa hanno in classe per chiedere un aiuto, di ripetere una parola o cose simili. Da parte mia c’era l’ansia di riuscire ad aiutare equamente entrambi, rispettare le richieste degli insegnanti, star dietro a Sara senza che disturbasse nessuno e ahimè, scontrarmi con la mia paura del giudizio e del confronto (gli altri bambini sono più precisi, più attenti, leggono meglio, son più veloci e bla bla bla.) Dopo di che ho scelto la strada del CHISSENEFREGA per cui ho smesso di riempire l’aria di stress inutile, ho iniziato a guardare i MIEI figli e a pensare ai NOSTRI tempi ripetendomi come un mantra che: questa è un’emergenza per tutti! Concluse le ore di dad il mio ordine è di spegnere i pc e giocare! La scorsa settimana abbiamo optato per salti sul letto, percorsi improvvisati, costruzione di tane e un pomeriggio una bella biciclettata. Anche a questo giro la conclusione sono certa sarà: i bambini hanno tanto da insegnarci!

Nel mio caso la DAD è vissuta come Didattica Doppiamente a Distanza perché non ho potuto stare a casa dal lavoro per seguire Gabriele durante le lezioni e ho quindi dovuto affidare la quasi totale gestione un po’ al papà (che lavora da casa) un po’ ai nonni che hanno offerto il loro preziosissimo aiuto. Dico quasi totale gestione perché la parte della lezione vera e propria è gestita da loro, ma tutta la parte di messaggistica con il gruppo classe, con le maestre, i problemi di password, di orari, collegamenti, compiti è gestita da me con telefonate, videochiamate, messaggini inoltrati..tutto ovviamente fatto tra una visita e l’altra in ospedale. Per quanto riguarda Gabriele, l’esperienza della DAD (rinominata da Elena, la piccola della famiglia, Distanza Dattica) è stata inizialmente vissuta con entusiasmo e una sorta di eccitazione legata probabilmente all’idea di poter stare a casa e allo stesso tempo a poter utilizzare il computer “come fanno i grandi”. Dopo un paio di giorni dall’inizio tuttavia, nonostante un’organizzazione super efficiente da parte della scuola e delle maestre, l’entusiasmo è svanito lasciando spazio alla noia di ascoltare una lezione attraverso lo schermo di un computer con il risultato che Gabriele, nonostante la sua estrema timidezza, ad un certo punto della lezione ha alzato la mano e, una volta interpellato ha detto: “maestra, quando finiamo la lezione?”. Per fortuna, finendo le lezioni sempre prima del pranzo, possiamo approfittare delle belle giornate per un giro nel bosco, una pedalata vicino a casa, qualche lavoretto o esperimento (in questi giorni abbiamo costruito un razzo funzionante con una bottiglia di plastica!). Insomma, credo che questo inizio di scuola elementare per Gabriele nel bel mezzo di una pandemia sia stato un po’ in salita, nonostante un’estrema capacità di adattamento da parte dei bambini. D’altra parte ogni esperienza  lascia qualche insegnamento: ad esempio ricordarci quanto sia bello e importante il contatto umano e a non dare per scontato la bellezza delle cose normali come vedere degli amichetti dopo la scuola o poter andare fare una gita fuori porta il fine settimana.

Ida Vanacore - Marta Massafra - Irene Capizzi

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