CI PENSA L’ARTE A DIRLO

di Marta Massafra
Mattia ha 6 anni. Dal mio punto di vista è un bimbo dolce, socievole e fantasioso. Molto sensibile. Stavo per aggiungere “però”, ma a me piace anche questo suo aspetto. Certamente questo significa che a volte dà un peso, un’importanza alle cose che potrebbe essere definita eccessiva. A volte si offende per un tono di voce o per una parola detta in maniera distratta, altre volte si rattrista per un “no” detto in maniera frettolosa. Per questo è stato a volte etichettato come un bambino permaloso, anche se, secondo me, ognuno di noi ha la sua personalità, composta da diverse sfumature, per cui una stessa situazione può essere vissuta ed interpretata in modalità completamente differente. Detto ciò bisogna però trovare dei modi di affrontare le conseguenze che tale sensibilità causa, per reagire nel modo più positivo possibile e tornare coi piedi per terra e riconquistarsi il proprio centro.
Un giorno le super maestre della scuola materna che frequenta, organizzano un’uscita finalizzata alla decorazione della parete di un locale del nostro paese. Ricevo con sorpresa la foto in anteprima e resto meravigliata per la vivacità dei colori, la cura nel fare ogni disegno, la presenza e traccia di ciascun bambino. Mi preparo dunque per andare a prendere Mattia e Tommaso a scuola e, contrariamente a come pensavo, Mattia è silenzioso e pensieroso. Sicuramente stanco per l’ultimo mese di scuola, ma noto subito che c’è qualcosa che “non va”. Spontaneamente mi chiede di ascoltare la sua giornata e mi dice:” Siamo andati al bar della piazza. Prima hanno disegnato tutti gli altri…” lo interrompo e chiedo: ”Come sarebbe che hanno disegnato prima tutti gli altri? Tu sei l’unico che ha disegnato solo?” e lui: “Eh, poi io volevo fare un pesce, ma la maestra mi ha detto di fare un uccello” e gli rispondo: “Beh, è bellissimo anche l’uccello come animale da disegnare no?”. Cambiando tono di voce, come fosse sulla difensiva mi risponde: ”Ma io non lo so fare un uccello. Mi devi insegnare a fare un uccello che vola perché proprio non lo so fare”. Discutiamo quindi su alcuni disegni che gli avevo visto fare in passato rassicurandolo sul fatto che copiare dalla realtà è molto difficile e che comunque è sempre riuscito a rappresentare bene ciò che faceva, ma lui mi dice: “Comunque è venuto bruttissimo. Anche la maestra mi ha chiesto cos’avevo fatto. Io lo volevo fare seduto perché non so fare un uccello che vola! “. Quasi arrabbiato conclude il discorso.
(Ci tengo a precisare, nel caso leggessi cara maestra, che credo davvero Mattia ci tenga molto al tuo parere e per questo, avendo mal interpretato la tua osservazione, ha ingigantito la cosa, sentendosi incapace di eseguire la richiesta fattagli. Per la precisione ha poi aggiunto che l’hai aiutato a modificare ciò che aveva fatto e questo l’ha tranquillizzato!)
Decido così di cambiare argomento, saliamo in casa, facciamo merenda e attiviamo un po’di stupideira per alleggerirci un po’. Approfittando dello splendido sole propongo ai bambini di scendere in cortile (Sara è l’unica che ancora deve adeguarsi in realtà) e mi porto qualche tempera. In garage recupero un cartone, ne conservo sempre qualcuno, sono ottimi supporti trovo, migliori dei fogli che rischiano di bucarsi quando le emozioni si fanno più intense.
Riempio un secchiello d’acqua, verso prima il giallo e con dei rametti di rosmarino e salvia faccio colorare i bambini. Successivamente aggiungiamo il rosso e il blu e così si immergono ognuno nel suo mondo di acqua e colore, senza fiatare, parlare o fermarsi un momento. Splendido e magico osservare come ciascuno fosse preso e immerso nel suo personale flusso pur condividendo un cartone che, per quanto fosse grande, aveva dei limiti che li mettevano in contatto.
Come spesso accade Mattia inizia poi a dipingersi interamente le braccia, regressione che gli permetto per diverse ragioni, fra cui il piacere e la bellezza di entrare in dialogo coi materiali che utilizza.
Mi distraggo un attimo per scattare una foto e Sara rovescia parte dell’acqua sul cartone. Ammetto che lì per lì mi spazientisco, non tanto per l’opera, anche se un po’mi spiaceva l’avesse “rovinata”, quanto per il fatto che il colore cola sul pavimento…e si dà il caso che il cortile non è di mia proprietà…comunque rimedio abbastanza velocemente, recupero la pace dei sensi, sistemo con i bambini ogni cosa e, avvicinandoci al cartone, incredibile: un uccello con le ali aperte!
E ditemi poi che l’arte non è magica!


Educatrice e mamma