Arte a Parigi

Il 10 Ottobre ho festeggiato ben 10 anni di matrimonio! Da tempo avevamo deciso e prenotato un viaggio di 3 giorni e 2 notti per Parigi con organizzazione famigliare annessa: i bimbi sono stati viziati e coccolati dalle due nonne! Personalmente non ero mai stata a Parigi a differenza di mio marito che l’aveva visitata con la scuola anni fa. Me ne sono innamorata! Splendida, ogni angolo si prepara per una nuova meraviglia da scoprire ed ammirare. Abbiamo camminato moltissimo, sfruttando ogni istante per riempirci occhi e cuore di tanta bellezza.
Senza che lo sapessimo l’ultima settimana di Ottobre Parigi apre le porte e offre spazio alla nuova arte contemporanea. Uno dei tanti progetti che propone è quello della FIAC, la fiera internazionale d’arte contemporanea. Le opere di 1.500 artisti famosi in tutto il mondo vengono esposte in varie zone parigine (nei Giardini delle Tuileries, Place Vendome, nei corridoi del Grand Palais e Petit Palais) e abbiamo avuto la fortuna di vedere i movimenti e l’organizzazione dell’allestimento di alcune di queste splendide e originali esposizioni: gente che camminava nelle fontane sistemando ombrelli colorati, camion che trasportavano opere enormi di bronzo e bronzo colato…sembrava di vedere un’opera d’arte in movimento.

Durante il nostro tour francese ci siamo dunque mossi per queste zone per raggiungere le Centre Pomidou. Dopo averlo visitato abbiamo raggiunto Place du Palais Royal, nella quale abbiamo visto esposti dei quadri, all’apparenza dipinti, che subito mi hanno colpita. Il più grande di tutti si ergeva sopra gli altri e rappresentava una barca sulla quale due uomini ed una donna tendevano le mani verso un uomo in mare tra le onde. Guardando meglio ho notato che le onde erano dei grandi lenzuoli blu di tinte diverse e che quello che vedevo era una fotografia. A discapito del nostro itinerario programmato ci siamo fermati qualche minuto per osservare meglio. Ogni quadro era una fotografia dove diversi soggetti erano immortalati su sfondi preparati ad hoc con tele, tessuti, materiali di recupero vari. Erano scene disparate: un astronauta nello spazio, un contadino, una donna in un prato fiorito…ogni fotografia era accompagnata da una didascalia che riportava il nome del soggetto immortalato e la sua storia. Ognuna di queste raccontava vicissitudini davvero tristi, di violenza, maltrattamento, abbandono e solitudine. Ma tutte riportavano un lieto fine (o lieto inizio) descrivendo l’incontro che ciascuno di loro ha fatto con una comunità che sinceramente non conoscevo, la comunità di Emmaüs. Questa comunità è in realtà un movimento internazionale, fondato dall’Abbè Pierre, uomo straordinario che visse come sacerdote, partigiano e personalità politica in favore dei bisognosi e degli emarginati. Il movimento Emmaüs si offre come sostegno per coloro che vivono condizioni di emarginazione basandosi su solidarietà, accoglienza, autonomia e sviluppo sostenibile con vari progetti (comunità, azioni sociali e alloggi, sos famiglie, comitati e strutture di inserzione). Chi viene aiutato aiuta a sua volta, chi riceve poi dona.

Mi ha colpito molto il connubio di questa realtà con quest’arte fotografica a tutti gli effetti. Ogni quadro aveva uno sfondo ed una storia e questa era raccontata dal volto sorridente di chi viveva in quel momento quel contesto scelto per lui/lei. Leggendo le storie di quelle persone ho provato molta tristezza e rabbia, ma vedere quelle fotografie mi ha riportato calma e serenità, perché ho pensato che diventare parte di un’opera, essere un’opera, guarisce ancor di più la ferita che era raccontata ed era stata vissuta da ciascuno di loro. Il fotografo che si è occupato di questa esposizione si chiama Nicolas Henry, formatosi all’Accademia delle belle arti di Parigi e proseguito gli studi in ambito cinematografico in Canada, ha evidentemente unito l’arte fotografica con la specializzazione scenografica, ottenendo un risultato davvero d’effetto.
Per festeggiare i 70 anni del movimento sopra descritto si sono unite due realtà che esaltano la bellezza dell’arte con la bellezza della semplicità e solidarietà.
L’arte, così come la vita, offre in tanti modi e attraverso tanti canali, la seconda possibilità che chiunque al mondo merita.

Educatrice e mamma